Conosco da tempo l’Associazione Cresc.i e sono interessata  ai temi che proponete sulla rivista,  sono Donatella  un insegnante della Scuola Primaria  di Spotorno,  vorrei  conoscere meglio le problematiche legate  all’obesità infantile, poiché spesso i genitori chiedono  consigli sul comportamento alimentare  e quindi  desidero approfondire l’argomento.
Negli ultimi decenni si è assistito a un costante aumento di incidenza dell’obesità nella popolazione generale, al punto che nel 2004 il Centers of Disease Control and Prevention ha definito l’obesità come malattia pandemica. Moltissimi studi riguardanti la popolazione adulta hanno da tempo  evidenziato la relazione tra obesità e aumentato rischio di complicanze quali diabete di tipo2, ipertensione, dislipidemia etc  Per quanto riguarda l’obesità infantile l’interesse da parte delle società scientifiche è aumentato negli ultimi anni proprio per il costante aumento di  bambini obesi e per il riscontro sempre più frequente di patologie associate all’obesità, un tempo ritenute esclusive dell’età adulta. Benché manchino veri studi di prevalenza, dati epidemiologici relativamente recenti (2003) riportano una prevalenza in Italia di bambini sovrappeso -obesi intorno al 30% (all’età di 8 anni)
Nel bimbo, come nell’adulto, il parametro utilizzato per definire l’eccesso ponderale è il body mass index (BMI) che si calcola dividendo il peso del soggetto espresso in kg per la statura espressa in metri  al quadrato (kg/m2 )  Utilizzando apposite tabelle si definiscono sovrappeso (a rischio obesità) bambini con BMI superiore al 85°  percentile per sesso ed età, obesi bimbi con BMI superiore al 95° percentile. Altre metodiche (pliche sottocutanee, circonferenza della vita) possono valutare l’eccesso ponderale ma il BMI resta il parametro di riferimento più comune.
Molti progressi  sono stati fatti sugli aspetti genetici dell’obesità ma sebbene vari studi abbiano identificato geni e regioni cromosomiche correlate con il fenotipo obeso, l’obesità dovuta a cause genetiche o endocrine costituisce meno del 5%  del totale  e in particolare le forme monogeniche descritte in letteratura  sono rarissime
Tra i fattori di rischio per lo sviluppo dell’obesità il più importante resta l’obesità  dei genitori.
Tra le altre cause sono da ricordare le diete poco equilibrate, con prevalenza di grassi che conferiscono sapidità agli alimenti e inducono minor sazietà e lo stile di vita dei giovani, spesso caratterizzato da eccessiva sedentarietà. In effetti un terzo dei bambini trascorre anche  più di 4 ore al giorno davanti alla TV  (e più di recente al computer); non di rado la TV è presente nella camera dei bimbi e ciò costituisce ulteriore rischio, aumentando la sedentarietà ,  e il rischio di  consumo di snack  ad alto contenuto in grassi, molto spesso  oggetto di messaggi pubblicitari televisivi.
Poiché i bimbi obesi hanno una grande probabilità di essere adulti obesi (e tale probabilità aumenta con l’età del bambino), particolare attenzione deve essere quindi rivolta a identificare la comparsa di eventuali complicanze associate all’obesità  Tra queste vanno ricordate complicanze cardiovascolari (ipertensione), endocrino-metaboliche (diabete di tipo 2, dislipidemia, policistosi ovarica, ), ortopediche (valgismo delle  ginocchia, piattismo dei piedi, anomalie della colonna), complicanze respiratorie (apnee notturne, associazione con asma secondo alcuni autori), possibile insorgenza di steatosi epatica e complicanze psicologiche (bassa autostima e disturbi del comportamento alimentare).
Per quanto concerne il diabete di tipo 2 è nota un’aumentata incidenza in età pediatrica , molto spesso associata all’obesità: studi condotti negli USA hanno riportato alterata tolleranza glucidica nel 25% dei bambini obesi e nel 21% degli adolescenti obesi, con una incidenza complessiva di diabete di tipo 2 del 4% . Considerando l’esordio clinicamente subdolo del diabete di tipo 2 è importante identificare precocemente i soggetti affetti, per evitare lo sviluppo di successive complicanze
Meccanismo comune a molte delle complicanze è l’insulino resistenza, tipica dei soggetti obesi e in parte dovuta alla attività delle molecole secrete dagli adipociti (leptina, adiponectina, interleuchine, etc), molecole identificate e studiate negli ultimi anni, da quando è stato chiarito il ruolo endocrino del tessuto adiposo
In conclusione un bimbo obeso deve essere valutato con attenzione da parte del pediatra e della famiglia; è un errore ritenere che il problema sia di scarsa importanza o passeggero.
Fondamentali sono i consigli nutrizionali, che devono interessare la famiglia intera: favorire l’abitudine alla prima colazione, spesso trascurata dagli obesi, promuovere il consumo di frutta e verdura e limitare gli apporti lipidici e il consumo di zuccheri semplici.
Inoltre è importante favorire l’attività fisica, programmata o meno, senza dimenticare che lo sport  deve essere motivo di divertimento e non causa di stress e pertanto dovrebbe essere scelto dal bambino in base alla preferenza personale
Certamente l’attività fisica andrebbe incentivata anche a livello governativo -istituzionale implementando aree verdi, parchi , zone pedonali e piste ciclabili, non sempre presenti nelle nostre città.

Dott. Gaiero Alberto Dirigente Medico U.O Pediatria e Neonatologia
Ospedale San Paolo di Savona