MIRIANA REBAUDO GENOVA
16-11-2008, STAMPA, IMPERIA, pag.71
16-11-2008, STAMPA, SANREMO, pag.71
16-11-2008, STAMPA, SAVONA, pag.70
Giamburrasca talvolta non e’ solo un bambino esageratamente vivace, che non riesce a controllarsi: puo’ anche essere affetto da una malattia che si chiama «deficit d’attenzione e iperattivita’», in una sigla Adhd che in Italia colpisce tra l’1 e l’1,5% dei bambini. «A conti fatti, in Liguria, i piccoli colpiti da Adhd sono circa poco piu’ di 3500 e sono per lo piu’ maschi, visto che il rapporto tra bambini e bambine e’ di 7 a 1», dicono il professor Amnon COHEN, direttore di PEDIATRIA e Neonatologia dell’ospedale San Paolo di Savona e la professoressa Edvige Veneselli, direttore di Neuropsichiatria infantile del Gaslini di Genova che ieri hanno aperto e infine tirato le conclusioni del congresso voluto dalla Sezione ligure della Societa’ italiana di PEDIATRIA, presieduta da Giorgio Conforti. Il piccolo iperattivo scivola dalla normalita’ alla patologia quando la sua reattivita’ eccessiva si evidenzia in almeno due dei tre contesti nei quali vive: famiglia, scuola e ambiente sociale, «e quando questa sua iperattivita’ assume un carattere disturbante che produce difficolta’ sia a scuola che nei rapporti con gli altri, dai genitori agli insegnanti e fino agli amici, fino a creargli un impedimento, a costituire difficolta’», hanno osservato tutti i pediatri e gli psicologi intervenuti. Perche’ Giamburrrasca, alla fine, e’ un bambino triste in quanto la sua condizione di bambino in perenne movimento, quasi sempre disattento a scuola che fa chiasso, mette in disordine, interrompe gli altri, s’intromette e quasi sempre lo fa a voce alta, finisce per l’essere sempre sgridato (sviluppando cosi’ assai poca autostima, anche per i pessimi risultati scolastici) ed emarginato (alle feste di classe spesso non viene invitato). Una mamma, presente al congresso di Genova, seppure a voce bassa, ha ammesso che «pur amando tantissimo mio figlio, quando vado al lavoro o lui va dai nonni, sono felice, perche’ me ne libero per un po’». «Questo incontro – e’ stata la considerazione finale di COHEN e Veneselli – e’ un importante punto di sintesi e partenza. Creeremo una rete in tutta la regione e affronteremo il problema con tutte le armi che abbiamo a disposizione» e che vedono nei farmaci (che sono poi psicofarmaci) solo l’ultima spiaggia: prima si procede attraverso la terapia psico-cognitiva e oggi solo i casi piu’ gravi approdano in ospedali, lasciando a consultori la gestione del primo livello. Ma saranno i pediatri, per la precocita’ della diagnosi, il vero snodo, cosi’ da permettere di intervenire il prima possibile.